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Flusso di coscienza: 3 esempi e 3 trucchi del mestiere per riprodurlo

Ti è mai capitato di leggere un romanzo e sentirti come se fossi dentro la testa del protagonista? Di vivere le sue emozioni, seguire i suoi pensieri ed esplorare il suo mondo interiore come se fosse il tuo? Se la risposta è sì, probabilmente hai già incontrato la tecnica narrativa del flusso di coscienza.

Io sono Felice Lanzaro, e su questo blog condivido da più di 3 anni tutto ciò che imparo sull’arte della scrittura. Oggi parleremo proprio di come il flusso di coscienza abbia rivoluzionato il modo di raccontare storie e di esplorare la mente dei personaggi.

Quali sono le difficoltà che un autore può incontrare nello scrivere un romanzo che sfrutta questa tecnica? Come si fa a gestire la complessità dei pensieri e delle emozioni dei personaggi senza perdere il filo della storia?

E, soprattutto, come usare il flusso di coscienza per creare storie coinvolgenti ed emozionanti?

In questa lezione vedremo esattamente cosa fare, come farlo e come l’hanno gli scrittori che hanno reso celebre lo stream of consciousnss.

Cos’è il flusso di coscienza?

Il flusso di coscienza è una tecnica narrativa che cerca di riprodurre il flusso di pensieri, emozioni e impressioni che attraversano la mente di un personaggio.

Se il tradizionale narratore esterno ci racconta la storia da fuori e il narratore interno è comunque un filtro tra coscienza e narrazione, con lo stream of consciousnss entriamo direttamente all’interno della mente del personaggio, viviamo le sue esperienze in maniera profonda.

Questa tecnica si basa sull’idea che i pensieri e le emozioni non seguono necessariamente un ordine logico e lineare, ma si susseguono in modo più fluido e spontaneo.

Il flusso di coscienza cerca di riprodurre questa dinamica, dando voce all’apparente caos dei pensieri e delle sensazioni che caratterizzano l’esperienza umana.

Chi ha inventato il flusso di coscienza in letteratura?

Sebbene esistano esempi di flusso di coscienza in opere letterarie precedenti, questa tecnica ha conosciuto il suo vero e proprio boom nel corso del Novecento.

I romanzi di scrittori come James Joyce, Virginia Woolf e William Faulkner ne sono gli esempi migliori, più famosi e riusciti.

Joyce è considerato uno dei padri del flusso di coscienza, soprattutto grazie all’Ulisse, il suo capolavoro. Nell’Ulisse ci troviamo catapultati nella mente di diversi personaggi, esplorando i loro pensieri  e le loro emozioni, attraverso una scrittura densa e complessa.

Anche Woolf ha fatto grande uso di questa tecnica, per esempio ne La signora Dalloway e in Gita al faro, romanzi in cui crea un’atmosfera intima e suggestiva, mettendo in scena i pensieri e le emozioni personaggi in un modo più fluido e accessibile rispetto a Joyce.

William Faulkner ha fatto ricorso al flusso di coscienza in alcuni dei suoi romanzi più noti, come Mentre morivo e L’urlo e il furore. La scrittura di Faulkner è spesso caratterizzata da un’intensa introspezione psicologica e da un’attenzione scrupolosa ai dettagli, che rendono l’esperienza di lettura profonda e coinvolgente.

Monologo interiore, soliloquio e stream of consciousness

Il flusso di coscienza, in inglese stream of consciousness, è spesso associato ad altre due tecniche narrative:

  1. il monologo interiore
  2. il soliloquio

Sebbene ci siano somiglianze tra flusso di coscienza e monologo interiore o tra flusso di coscienza  e soliloquio, è importante sottolineare che non sono la stessa cosa.

Il monologo interiore è una tecnica che consiste nel far «parlare» il personaggio con se stesso, esprimendo i suoi pensieri e le sue emozioni come se tenesse un discorso all’interno della sua mente.

A differenza del flusso di coscienza, il monologo interiore tende a essere più ordinato e strutturato, seguendo un filo logico e coerente.

Il soliloquio, invece, è un discorso che un personaggio tiene ad alta voce, rivolgendosi a se stesso o a un interlocutore immaginario.

Così come per il monologo interiore, anche il soliloquio è in genere più strutturato e organizzato rispetto al flusso di coscienza, anche se può contenere elementi di introspezione e di esplorazione della mente del personaggio.

3 esempi di flusso di coscienza che devi conoscere

Ora, se vogliamo capire davvero come funziona il flusso di coscienza in letteratura, dobbiamo studiare alcuni esempi concreti.

Ho selezionati alcuni brani dai romanzi di James Joyce, Virginia Woolf e William Faulkner, in cui la tecnica dello stream of consciousness è utilizzata in modo magistrale.

Ulisse di James Joyce

(…) yes and his heart was going like mad and yes I said yes I will Yes.

Assistiamo ai pensieri di Molly Bloom mentre si prepara ad addormentarsi.

Questo breve passo dell’Ulisse è un perfetto esempio di flusso di coscienza: i pensieri di Molly si susseguono in modo fluido e spontaneo, senza seguire una struttura logica o grammaticale precisa.

L’uso ripetuto di «yes» e la mancanza di punteggiatura accentua la sensazione di un flusso ininterrotto di pensare ed emozioni.

La signora Dalloway di Virginia Woolf

Qui, invece, entriamo nella mente di Clarissa Dalloway che riflette sulla sua vita:

She had the oddest sense of being herself invisible, unseen; unknown; there being no more marrying, no more having of children now, but only this astonishing and rather solemn progress with the rest of them, up Bond Street, this being Mrs. Dalloway; not even Clarissa any more; this being Mrs. Richard Dalloway.

Il flusso di coscienza, anche qui, si manifesta attraverso la sequenza di pensieri e impressioni che attraversano la mente di Clarissa.

Se non l’hai ancora fatto, leggi questo romanzo, dove il tono è più riflessivo e contemplativo rispetto all’esempio di Joyce, ma la tecnica del flusso di coscienza è comunque riconoscibile.

L’urlo e il furore di William Faulkner

Benjy, un personaggio affetto da disabilità intellettive, è il protagonista di questo passaggio di L’urlo e il furore:

Caddy smelled like trees in the rain. She didn’t look at me. She went away across the grass. The ground was wet. I could hear her shoes. I could hear her breathing.

Il flusso di coscienza in questo caso è molto più frammentario e discontinuo, riflettendo le difficoltà cognitive del personaggio.

I pensieri di Benjy si concentrano su dettagli sensoriali e sui impressioni immediate, senza seguire un ordine logico o temporale preciso.

Anche questo, senz’altro, è un libro che non può mancare nella tua libreria.

3 trucchi del mestiere per creare un flusso di coscienza nel tuo romanzo o racconto

Osserva l’interiorità dei tuoi personaggi

Il flusso di coscienza è, prima di tutto, un grande esercizio di introspezione.

Introspezione personale, perché il miglior modo che abbiamo per fare esperienza della coscienza umana è osservare con distacco quello che accade dentro di noi, e, ovviamente, introspezione dei nostri personaggi.

Con questa tecnica narrativa tentiamo di rappresentare, nel modo migliore possibile, il processo del pensiero umano, e per farlo devi calarti nella mente dei personaggi, esplorare le loro riflessioni, emozioni e sensazioni.

Sviluppa dei personaggi a tutto tondo, con desideri, paure e motivazioni chiare. Comincia a immaginare la loro psicologia, rifletti su come agiscono, vivi le loro esperienze come fossero le tue.

Questo ti aiuterà a comprendere le loro reazioni emotive e a comprendere meglio i loro pensieri.

Non giudicare i pensieri dei personaggi. Poniti semplicemente in ascolto, senza censure o tagli, ma cerca di restituire la complessità e l’autenticità del loro personalissimo stream of consciousnss.

E, ricorda, nel flusso di coscienza pensieri ed emozioni possono scorrere senza una logica apparente. Esplora le associazioni libere e lascia che i personaggi passino da un’idea all’altra in modo spontaneo e naturale.

Dimentica la grammatica e la sintassi

Quello che accade nella nostra testa è spesso caotico e contraddittorio, ma il nostro linguaggio è fatto proprio per creare un ordine che faciliti la comunicazione.

Quando però vuoi creare un flusso di coscienza credibile devi catturare la fluidità dei pensieri umani, e, per farlo, devi liberarti dalle catene della grammatica e della sintassi.

Non aver paura di rompere le convenzioni. Scrivere bene, in questo caso, significa proprio evitarle e sperimentare con la struttura della frase, giocare con la punteggiature, inventa dei neologismi.

Inverti l’ordine delle parole, lascia le frasi a metà, unisci due frasi in una sola, usa punti, parentesi e virgole per creare il ritmo che desideri. Vai oltre il vocabolario e trova nuove parole per esprimere pensieri che non potresti esprimere altrimenti.

Sperimenta anche con diversi stili e con diverse forme di linguaggio. Passa da toni colloquiali e informali a quelli più formali e letterari. Includi frammenti di dialoghi, canzoni, poesie o citazioni per rendere più autentici i pensieri dei personaggi.

Non temere nemmeno di ripetere. La ripetizione, se usata in maniera consapevole, può essere uno strumento efficace per enfatizzare idee ed emozioni. Ripetere certe parole o certe frasi può restituire un senso di urgenza o di ossessione o, ancora, di riflessione.

Intreccia il tempo

Passato, presente e futuro sono categorie che noi esseri umani abbiamo inventato per orientarci nel tempo, ma nel flusso di coscienza passato, presente e futuro sfumano l’uno nell’altro e si mescolano. I pensieri spesso non seguono una sequenza temporale lineare.

I personaggi possono rivivere mentalmente momenti del passato o immaginare eventi futuri mentre riflettono sul presente.

Flashback e flashforward sono tecniche che, oltre a manipolare fabula e intreccio e creare ritmo narrativo, ci permettono di rappresentare proprio come passato e futuro influenzano il presente, e come i personaggi elaborano le proprie esperienze.

Questo è propriamente il tempo soggettivo, cioè la personalissima percezione del tempo, che può essere molto diversa dal tempo oggettivo e cronologico.

Le teorie sul tempo di Henri Bergson ci hanno insegnato che un breve lasso di tempo può essere percepito da una persona come molto lungo oppure, al contrario, un tempo lungo potrebbe sembrare sfuggente e accelerare.

Non aver paura di confondere i lettori con passaggi temporali intricati e sfumati. Tieni a mente che il tuo obiettivo è aiutarli a immergersi nella complessità della mente umana, e questo richiede un certo grado di ambiguità e incertezza.

Allo stesso tempo, tuttavia, non rendere incomprensibili queste transizioni temporali. Quando passi da presente a passato o da passato a futuro cerca di includere dei segnali che possano permettere a chi legge di seguirti.

Felice Lanzaro

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