Vuoi scoprire i segreti del narratore esterno, figura chiave di tante delle più celebri opere letterarie, e come crearne di memorabili?
Io sono Felice Lanzaro, e da più di 3 anni su questo blog documento tutto ciò che studio, imparo e sperimento per scrivere racconti e romanzi.
Oggi scenderemo nella mente di uno dei tipi di narratore più famosi, analizzandone le caratteristiche principale e alcuni esempi di romanzi che non puoi non conoscere.
Tipi di narratore esterno: si vede o non si vede?
Voglio farti visualizzare un’immagine. Pensa al narratore esterno come una persona che guarda la storia da uno schermo e la racconta. Non sempre però esce allo scoperto, e infatti può essere:
- Narratore nascosto, cioè un narratore che si mantiene invisibile e neutrale, cercando di essere quanto più oggettivo. È l’ideale di narratore naturalista, che non interviene direttamente nella narrazione ed è spesso associato alla focalizzazione esterna, poiché non ha accesso a pensieri e sentimenti dei personaggi.
- Narratore palese, che, come già fa intuire il nome, si fa notare. Interviene, commenta gli eventi, fa le sue osservazioni, può addirittura rivolgersi al lettore, e può anche essere ironico, sarcastico o invitare a riflettere e interrogarsi sulla storia.
Questa è la distinzione fondamentale, ma possiamo ancora scendere in profondità. Ma perché farlo è importante?
Non è tanto per sapere che esistono diverse tipologie di narratore, ma perché così riesci ad ampliare le tue vedute quando si tratta di dover scrivere un romanzo o un racconto.
E la prossima distinzione ti sarà davvero molto utile per non commettere alcuni degli errori più frequenti quando si scrive in terza persona.
Quanto ne sa il narratore esterno? Il narratore onnisciente e limitato
Il narratore esterno può assumere diverse forme, a seconda del grado di conoscenza e coinvolgimento nella storia.
Quando è il dio della storia, che tutto sa e tutto conosce sui personaggi e gli eventi di cui stai raccontando, allora è onnisciente.
Il narratore onnisciente entra nella mente dei personaggi, rivela i loro pensieri e sentimenti, e può saltare liberamente dalla testa di uno all’altro.
Al contrario, invece, il narratore esterno limitato ha accesso solo a una parte delle informazioni sulla storia e sui personaggi.
Può seguire un personaggio in particolare, rivelando i suoi pensieri e sentimenti, ma ignorando ciò che accade ad altri personaggi quando non sono presenti.
Il narratore limitato crea suspence e mistero, poiché ci troviamo a scoprire la storia insieme ai personaggi e ci identifichiamo con le loro emozioni, incertezze e problemi.
Una terza opzione, come già accennavo prima, è il narratore esterno con focalizzazione esterna. È come se stesse guardando un film, e deve dedurre i pensieri e i sentimenti dei personaggi dalle loro azioni e parole.
Anatomia del narratore esterno: caratteristiche, funzioni e come crearlo
Il narratore esterno può spostarsi liberamente tra i personaggi, gli eventi e le ambientazioni. Così facendo è possibile esplorare diversi aspetti della storia e comprendere meglio i personaggi.
Questa è una fondamentale differenza con il narratore interno. Si dice che il narratore interno è omodiegetico, e cioè fa parte della storia o, addirittura, ne è il protagonista (narratore autodiegetico).
E se è così, allora la prospettiva e la conoscenza di un narratore interno dovrà sempre essere limitata a quella di un singolo personaggio.
La scelta tra narratore esterno e interno dà una direzione ben precisa – e profondamente diversa – alla tua storia.
Mentre il narratore interno dà un punto di vista più personale e intimo, quello esterno offre una prospettiva più ampia e oggettiva attraverso cambi di prospettiva, flashback e flashforward.
Il modo migliore per creare un buon narratore esterno è… rubare dai grandi scrittori, e tra poco vedremo 3 esempi che devi assolutamente conoscere.
Prima ancora però voglio darti alcuni consigli pratici per scegliere il giusto tipo di narratore per la tua storia – o anche per analizzare un racconto che vuoi studiare.
Non dimenticare questi 3 principi narrativi, se vuoi scrivere una buona storia
- Scegli il tipo di narratore esterno più adatto alla tua storia. Rifletti sulla materia grezza che hai a disposizione, e cioè gli eventi, i personaggi, i temi, e comprendi qual è il modo migliore per raccontare quella specifica storia. Un narratore onnisciente può darti più libertà, ma un narratore limitato potrebbe permetterti di creare più suspence.
- Mantieni la coerenza narrativa (o rompila con criterio). Questo è un errore che spesso viene commesso. Se il tuo è un narratore nascosto, non può diventare palese all’improvviso, così come se la sua è una prospettiva limitata, è sbagliato che all’improvviso riferisca esattamente ciò che un personaggio pensa. Se proprio un cambio è necessario, deve essere giustificato dalla storia.
- Dai profondità al racconto. Una prospettiva esterna, magari onnisciente, ti permette di dare grande profondità al tuo romanzo o racconto. Bisogna sempre dare il giusto spazio a personaggi e trama, ma puoi esplorare temi complessi, portare alla luce delle contraddizioni e mostrare le conseguenze delle azioni dei protagonisti. Indaga il passato, mostra la complessità degli eventi, cambia prospettiva. Insomma, sfrutta tutte le potenzialità del narratore esterno.
3 esempi di narratori esterni da cui rubare segreti per crearne uno
Il narratore dei Promessi sposi è probabilmente l’esempio più famoso di narratore esterno (onnisciente). Oggi però parleremo di altri 3 romanzi, tutti e 3 stranieri, e che, se non hai letto, dovresti leggere – ma se li hai letti, questo è un invito a rileggerli e focalizzarti sul narratore.
Madame Bovary di Gustave Flaubert
Flaubert ci racconta la storia di Emma Bovary, donna di provincia che cerca di sfuggire alla monotonia dell’esistenza attraverso sogni romantici. Il narratore è in terza persona, la focalizzazione è interna e variabile.
Il processo di Franz Kafka
L’enigmatica storia del Processo è raccontata da un narratore esterno che esordisce col famoso incipit:
Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., perché, senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato.
Non è però onnisciente, anzi, il suo punto di vista è limitato, ed è una scelta che vuole rispecchiare l’intenzione dell’autore di rispecchiare l’incomprensibilità della società e della burocrazia.
Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Márquez
Famoso esempio di realismo magico, in Cent’anni di solitudine è un narratore onnisciente a raccontarci le vicende della famiglia Buendía attraverso diverse generazioni. Il narratore entra nella mente dei personaggi, ma mantiene una voce distinta e indipendente.