Narratore autodiegetico: 3 consigli e 3 esempi per raccontare storie in prima persona

Narratore autodiegetico

Ogni storia ha un narratore, ma non tutti i narratori sono uguali. Il narratore autodiegetico, per esempio, ha diverse particolarità.

La principale? Non si limita solo a raccontare, ma è anche il protagonista della storia.

Ma chi è davvero il narratore autodiegetico? Cosa lo rende così unico e affascinante? E soprattutto, come si utilizza questa tecnica narrativa per creare storie coinvolgenti ed emozionanti?

Io sono Felice Lanzaro, e su questo blog condivido da più di 3 anni tutto ciò che imparo sull’arte della scrittura.

In quest’articolo ti spiegherò nel dettaglio come funziona il narratore autodiegetico, come scrivere storie in prima persona interessanti e ti darò anche 3 esempi da cui rubare qualche segreto del mestiere.

Narratore etereodiegetico, omodiegetico e autodiegetico: cosa cambia?

Esistono principalmente due diversi livelli narrativi, a cui corrispondono due diversi tipi di narratore:

  • il livello extradiegetico, cioè quando il narratore è esterno alla storia
  • il livello intradiegetico, quando invece il narratore è interno

Narratore eterodiegetico

Il narratore eterodiegetico non fa parte della storia che sta raccontando.

È un narratore esterno, e può essere tanto onnisciente quanto avere un punto di vista limitato e parziale.

I protagonisti del Decameron di Giovanni Boccaccio sono ottimi esempi di narratori eterodiegetici. Boccaccio affida loro il racconto delle vicende, che non li vedono protagonisti, ma di cui sanno tutto.

Narratore omodiegetico

Il narratore omodiegetico, diversamente da quello eterodiegetico, fa parte della storia, è coinvolto nella trama del racconto.

È un narratore interno e può far riferimento ai suoi pensieri, alle sue emozioni o ai pensieri e alle emozioni dei personaggi della storia.

Ci sono ancora due tipologie di narratore omodiegetico. La prima tipologia è il narratore interno alla storia, ma non protagonista. L’altra tipologia, invece, è proprio il narratore autodiegetico.

Narratore autodiegetico

La differenza? Il narratore autodiegetico, come abbiamo già detto, è anche il protagonista della vicenda.

Esempi semplici di narratori autodiegetico sono le voci narranti delle autobiografie, ma, volendo citare un caso emblematico, anche Dante nella Divina Commedia lo è.

Non perché la Divina Commedia sia un’autobiografia, ma perché Dante è allo stesso tempo narratore e protagonista del viaggio ultraterreno.

Ci sono però diversi altri esempi da conoscere, e adesso ne vedremo alcuni, tre in particolare.

Come riconoscere un narratore autodiegetico: 3 esempi famosi dalla letteratura del Novecento

Il narratore autodiegetico parla in prima persona, dunque userà il pronome «io» oppure, se racconta la storia a nome di un gruppo, «noi».

Il personaggio che parla potrebbe tanto trovarsi nel vivo dell’azione quanto invece osservare i fatti da lontano, sia nel tempo che nello spazio.

La costante è che la narrazione è filtrata dalla sua coscienza, e cioè dalle sue opinioni, percezioni e sentimenti.

Questo però non vuol dire che tutto debba esaurirsi con la descrizione del suo mondo interiore, ma di questo parleremo più avanti.

Parliamo ora di tre esempi di narratore autodiegetico da conoscere e da cui prendere spunto:

  • Mersault in Lo straniero di Albert Camus
  • Holden Caulfield in Il giovane Holden di J. D. Salinger
  • Zeno Cosini in La coscienza di Zeno di Italo Svevo

Lo straniero

Meursault è il protagonista e narratore del capolavoro di Albert Camus, romanzo esistenzialista sull’assurdità della vita.

Assurda è la vicenda di Meursault, impiegato che si trascina avanti nelle sue giornate, e che uccide un arabo, senza motivi, perché c’era il sole, dice al processo.

La focalizzazione è interna, il punto di vista è puramente soggettivo, Meursault non prova mai a comprendere o descrivere gli altri, è, appunto, straniero.

Questo significa che tu e io, così come ogni lettore, non avremo mai accesso a una versione oggettiva della storia.

È anche un’occasione per riflettere più a fondo su ciò che sta accadendo, sul suo significato e sul modo stesso di stare al mondo di Meursault.

Il giovane Holden

Il sedicenne Holden Caulfied è il narratore di The catcher in the rye, titolo originale del romanzo di J. D. Salinger tradotto in Italia come Il giovane Holden.

Holden racconta ciò che gli è capitato dopo essere stato espulso dal college. Parla dopo che i fatti sono successi, dunque è onnisciente.

Attraverso questa scelta Salinger può esplorare e rappresentare il mondo dagli occhi di un adolescente. Il ragazzo ci porta a spasso con lui, con il suo tono scanzonato e irriverente, una voce inconfondibile.

La prima persona, dunque, è una strategia che permette a chi legge di mettersi nei panni di Holden e vivere da vicino i problemi dell’adolescenza.

La coscienza di Zeno

Abbiamo detto che il narratore autodiegetico racconta dalla sua prospettiva, dunque, più di altri, può essere anche un narratore inattendibile.

Se nell’Ottocento chi raccontava la storia aveva una sorta di autorità discesa dall’alto, dal Novecento in poi questo non è più vero.

Un esempio emblematico di narratore inaffidabile nella letteratura italiana è lo Zeno Cosini di Italo Svevo.

Zeno non è un narratore neutro, bensì distorce i suoi giudizi e il racconto degli stessi eventi, come si può vedere già quando racconta della morte del padre.

E lo sappiamo sin dall’inizio, cioè sin dalla Prefazione in cui siamo avvertiti dal dottor S., lo psicanalista a cui Svevo, nella finzione, affida il manoscritto autobiografico di Zeno.

Le pubblico per vendetta e spero gli dispiaccia. Sappia però ch’io sono pronto di dividere con lui i lauti onorari che ricaverò da questa pubblicazione a patto egli riprenda la cura. Sembrava tanto curioso di se stesso! Se sapesse quante sorprese potrebbero risultargli dal commento delle tante verità e bugie ch’egli ha qui accumulate!…

Questa tecnica narrativa serve a Svevo anche per portare avanti una sottile ma non tanto velata critica alla psicanalisi.

Scrivere in prima persona: 3 consigli (+ 1) per creare un narratore autodiegetico

Non sempre è la scelta giusta

Quando racconti una vicenda che conosci molto bene o che hai vissuto sulla tua pelle potrebbe venirti automatico raccontarla in prima persona.

Chiediti però: posso effettivamente raccontare tutto ciò che c’è da dire così?

Un narratore autodiegetico ti permette di scavare a fondo nella psicologia del personaggio, ma allo stesso tempo ti limita nell’accesso ai pensieri e alle emozioni di tutti gli altri.

Certo, se vuoi scrivere un’autobiografia o un’autofiction è una scelta obbligata, ma in tutti gli altri casi chiediti se un narratore esterno, per esempio, non possa darti più spunti per sviluppare la storia.

Come capirlo? La strada più semplice è provare, se hai dei dubbi. Scrivi, riscrivi e valuta quale sia l’opzione migliore per te.

Esiste anche tutto un mondo fuori

La trappola più grossa che una narrazione in prima persona può tenderti è quella di trasformare il racconto in un lungo monologo interiore.

Va bene esplorare il mondo interno del personaggio, ma ricorda che esiste tutta una realtà da indagare, fatta di gesti, azioni e luoghi.

Una regola che gli insegnanti americani di storytelling spesso ripetono è “show, don’t tell”.

Mostra, non dire, e significa proprio che è molto più d’impatto far toccare con mano uno stato mentale, per esempio, che descriverlo con tanti giri di parole.

Il tuo personaggio è nervoso? Ecco che un’idea potrebbe essere mostrare che fuma una sigaretta in pochi tiri e la spegne schiacciandola contro il muro oppure che risponde in malomodo a dei perfetti sconosciuti.

Dai carattere al tuo narratore autodiegetico

Quando ti ho parlato di Holden Caulfied ti ho detto che la sua voce è inconfondibile.

Se hai già letto Il giovane Holden, sai a cosa mi riferisco, altrimenti corri a recuperarlo, soprattutto se vuoi creare un narratore autodiegetico (o anche solo per capire meglio come funziona).

La voce di Holden è così caratteristica da restare impressa ed è tra i principali motori del romanzo.

Quando il protagonista è anche il narratore è quanto mai importante che sia un personaggio con una personalità molto riconoscibile. Pensa bene a chi è la persona a cui dai la parola:

  • Da dove viene?
  • Ha un accento particolare?
  • Quali sono i suoi tic verbali?
  • Che parole usa più spesso?
  • Qual è il suo livello d’istruzione?
  • Parla in modo formale o informale?

Queste sono alcune domande che ti aiuteranno a plasmare un personaggio molto più credibile e memorabile.

Ruba come un artista (dai grandi maestri)

Se vuoi scrivere bene, leggi bene. Questa regola vale sempre, e anche in questo caso.

Ti ho già dato alcuni consigli di esempi di narratore autodiegetico da conoscere:

Inizia dal leggerli per capire nel concreto come costruire il tuo narratore, e, soprattutto, se hai altri consigli di lettura, falli qui sotto nei commenti.

Ci leggiamo presto,

Felice

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