11 errori ortografici comuni che dovresti evitare per scrivere bene

Errori ortografici

Quando si scrive è importante fare attenzione a errori ortografici, di battitura e, ovviamente, grammaticali.

Degli errori nel testo, specie se sono errori evitabili, fanno pensare a chi lo leggerà che non ci hai prestato attenzione. Allora perché dovrebbe prestartene lui o lei?

Eppure testi pieni zeppi di errori di scrittura arrivano ogni giorno a redazioni di giornali e riviste, alle caselle e-mail delle case editrici, ad aziende che cercano collaboratori.

Vuoi evitare gli strafalcioni? Leggi questo articolo. Vedremo prima di tutto quelli che sono gli errori più comuni, e infine ti darò 3 regole da tenere sempre a mente per non commetterli più.

Gli 11 errori ortografici più comuni da evitare se vuoi scrivere bene in italiano

Con la h o senza?

I social network strabordano di o invece di ho, anno invece di hanno e di a invece ha.

Più in avanti vedremo perché questo accade, ma intanto chiariamo subito la differenza.

Il verbo avere vuole sempre la lettera h a sostegno.

È una h muta, cioè nel parlato non si sente, ma per scrivere bene è necessaria – e serve, appunto, per distinguere il verbo dalle altre parole che hanno una pronuncia praticamente identica.

Ci va la doppia?

Successivamente vedremo anche come mai qua e là vediamo spuntare doppie dove non servono e le vediamo cadere dove invece sarebbero necessarie.

Non esiste una regola precisa per sapere quando bisogna raddoppiare le consonanti.

Su questa pagina, tuttavia, trovi alcuni indicazioni molto utili per orientarti, e anche una divertente poesia di Gianni Rodari (La ballata delle doppie):

La pala è per spalare

e la palla è per giocare.

Il Papa è per pregare

e la pappa è per mangiare

Con la penna si scrive

chi è in pena non ride.

I pani dal fornaio e i panni dal merciaio.

La sera è dopo il mattino

e la serra è nel giardino.

La rosa ha più di un colore,

a volte è rossa ed ha sempre odore.

Alle sette mi levo

e se ho sete bevo.

Sette note per cantare

e la notte per sognare.

Nono vien dopo l’ ottavo

e mio nonno si chiama Gustavo.

È o E’?

Questo è uno degli errori ortografici comuni e più diffusi, soprattutto nei testi scritti al computer.

Il motivo è molto semplice. Sulle tastiere non ci sono le lettere maiuscole accentate, così come invece ci sono quelle minuscole.

Come si risolve?

Se hai un Mac, attiva il maiuscolo, premi il tasto E, così da far comparire questa nuvoletta:

come fare la e accentata sul mac

Premi 1 e avrai la lettera e maiuscola e accentata nel modo corretto.

Per Windows, invece, devi tenere premuto ALT e digitare il codice 0201.

Sto o stò?

Anche l’accento è problematico. Se ci sono casi in cui è ovvio, come nella distinzione tra Sara (nome) e sarà (verbo), altre volte è meno scontato.

Spesso, per esempio, si può trovare scritto stò per indicare la prima persona singolare del verbo stare al presente. È un errore, si scrive sto, senza accento.

Così come si scrive qui e non quì, su e non . E ci sono anche altre situazioni ancora più particolari.

Là o la?

Eccone un esempio. Si può scrivere sia  che la, tutte e due le parole esistono in italiano, ma non sono la stessa cosa.

è un avverbio, la è un articolo (io vado , io mangio la mela). È lo stesso caso di:

  • congiunzione e ne pronome (non mangia la pasta la pizza, ne sono davvero sorpreso)
  • pronome e se congiunzione (pensa solo a , se ci fossi andato te l’avrei detto)

Sì o si?

L’affermazione si scrive con l’accento, il pronome si scrive senza.

Sì, si dice che verrà.

Po, po’ o pò?

Questo è un altro caso critico e frequentissimo:

  • Po è il fiume più lungo d’Italia
  • Po’ è la forma di corretta quando vogliamo dire «un po’»
  • con l’accento, invece, è un errore, ed è uno degli errori ortografici più diffusi

Po’ è la forma contratta di poco, dunque l’apostrofo sta a segnalare questa caduta (è un troncamento).

Da, dà, da’?

Variazione sul tema:

  • Da è la preposizione che indica il movimento a partire da un luogo o da un momento
  • è la terza persona singolare dell’indicativo del verbo dare
  • Da’, invece, è la seconda persona singolare dell’imperativo

Così come per po’ anche da’ è un troncamento, in questo caso di dai.

Vale lo stesso per la distinzione tra fa e fa’ per il verbo fare, sta e sta’ per il verbo stare. La differenza è che in questi casi la forma accentata ( e stà) è sempre un errore ortografico.

Finora o fin’ora?

Le parole composte fanno cadere anche i migliori.

Si scrive finora e non fin’ora, tuttora e non tutt’ora, ma si scrive per cui e non percui oppure tutt’uno e non tuttuno.

In altri casi, invece, sono corrette entrambe le grafie. Per esempio: dopotutto e dopo tutto.

Apposto o a posto?

Questo è forse l’errore ortografico di questo tipo più comune e ormai accettato.

Apposto è il participio passato del verbo appore.

Quando vuoi dire che va tutto bene dunque non si scrive «tutto apposto», bensì «tutto a posto».

Qual è o qual’è?

Facciamo una piccola distinzione grammaticale.

Si ha un’elisione quando si incontrano due vocali e la prima delle due cade (una elisione → un’elisione). L’elisione si segnala con l’apostrofo.

Il troncamento, invece, consiste nella semplice caduta di una lettera o di una sillaba alla fine di una parola. Così bello diventa bel, grande diventa gran, amore diventa amor.

Abbiamo già visto dei casi di troncamento: po’, da’, fa’, sta’. Ricorda però che queste sono eccezioni.

Di norma il troncamento non vuole l’apostrofo. È il caso di qual è, che dunque non si scrive qual’è.

Come evitare gli errori di ortografia? Le 3 regole d’oro da seguire

Questi sono gli errori di scrittura più frequenti in italiano. Ma come si fa non a cascarci?

Come si dice, già conoscerli ti aiuta a evitarli. Ci sono poi 3 semplici regole e consigli da tenere a mente che ti aiuteranno a eliminarli (quasi sempre).

Capire perché capitano

C’è un preciso motivo per cui capitano gli errori ortografici, e per il quale in diverse zone d’Italia si fanno diversi errori.

L’ortografia, da definizione del vocabolario, è «il modo corretto di scrivere, ossia l’impiego corretto dei segni grafici e d’interpunzione in una determinata lingua e l’insieme delle norme che lo regolano».

È, insomma, la convenzione che tutti accettiamo e che reputiamo «scrivere bene».

Rimane però una convenzione che viene dopo la lingua parlata, quindi è ovvio che il modo in cui scriviamo sia molto influenzato dal modo in cui parliamo.

Riguarda gli esempi di errori ortografici sopra. Cosa li accomuna?

Sono:

  • o parole la cui pronuncia è ambigua (ho verbo e o congiunzione, per esempio, si pronunciano allo stesso modo)
  • oppure parole influenzate dai dialetti.

Io, per esempio, sono campano, e nel nostro dialetto si tende a raddoppiare molto le consonanti, anche a inizio parola (è ‘bbuono).

Di conseguenza chi parla il napoletano spesso commette l’errore di mettere una doppia in italiano anche là dove non ci vuole.

In tanti dialetti settentrionali, allo stesso tempo, capita l’esatto opposto. La tendenza è quella a far cadere le doppie, e quindi è più frequente vedere parole che vorrebbero la doppia scritte con una sola consonante.

Coltivare l’arte del dubbio

Ora che sei consapevole del perché succede di commettere errori di ortografia ti sarà anche più semplice praticare il modo più efficace di evitarli.

Salva quest’articolo tra i preferiti. Così facendo, la prossima volta che non saprai come si scrive correttamente una parola, potrai tornarci e sciogliere la perplessità.

Il dubbio è il tuo principale alleato. Anche un buon vocabolario ti può aiutare, e online ce ne sono di ottimi, come il vocabolario Treccani, se non vuoi scomodare il vecchio dizionario cartaceo.

Rileggere

Ti svelo però un segreto.

Tutti commettono errori ortografici e anche errori grammaticali. Tutti, anche i grandi scrittori.

Come mai non ce ne accorgiamo? Semplice, perché chi scrive per professione ha la buona abitudine di fare editing.

Chiaramente se stai scrivendo una lettera al tuo capo non è necessario editare il testo fino alla nausea.

(Il discorso è diverso se vuoi scrivere un libro o un racconto, e magari vuoi inviarlo a una rivista letteraria oppure a una casa editrice).

Quello che non deve mai mancare è un’attenta rilettura, possibilmente dopo un po’ che hai scritto, così da notare subito e a colpo d’occhio gli errori.

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